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giovedì 28 aprile 2011

Il Teatro della Dissolvenza__D + S


Antonello Marotta, architetto e autore, racconta brillantemente il percorso, gli studi, le opere degli architetti Diller + Scofidio, analizzando con attenzione il loro lavoro che, come spiega l'arch. A. Saggio nella prefazione, “per più di due decenni hanno praticato un'area intermedia di lavoro che si è mossa tra installazioni d'arte, filosofia, allestimento, performance ed insegnamento.” Nel 1979 formano a New York uno studio interdisciplinare che coinvolge l'architettura, le arti ma soprattutto i nuovi media. Elaborando una nuova concezione di sito pensato “come spazio che investe l'uomo nel sociale”, esprimono nelle loro opere una “coscienza critica, spesso scioccante di una società che stava trasformando i propri rituali comportamentali, sollecitata dai nuovi media e dalle nuove tecnologie”.



Mettono ben presto in discussione i sistemi tradizionali legati alle categorie, agli standard, rivoluzionando l'idea che l'architettura non debba necessariamente significare “comfort e funzionalità”, bensì analizzano le relazioni tra società e tecnologie, mettendo in scena la vita, rappresentandone le sue contraddizioni. Realizzano “opere-sistema, connesse nelle parti con lo scopo di generare emozioni, ricordi” per attivare nell'osservatore nuovi processi sensoriali. Si interessano dunque di vita, di teatro, in un epoca moderna che vive il cambiamento dello spazio, in cui D + S introducono un nuovo attore, non visibile, legato alle tecniche digitali: il computer, che rivoluziona l'unità percettiva del pubblico per “permettere una lettura a più scene e più livelli, destabilizzando l'occhio passivo e coinvolgendo l'occhio della mente”.



Creano fenomeni che legano l'architettura ai media, concependo la superficie come luogo di scambio delle informazioni, dove tempo e realtà si traducono in immediato, mostrando una “dimensione” virtuale, non programmabile, ma in continua trasformazione.



E' un vero e proprio “paesaggio mentale, dove la natura ha ora un ruolo attivo nel mondo contemporaneo”. (A. Saggio) L'elemento naturale che esprime maggiormente la rivoluzione digitale è l'acqua con la sua visione mutevole. “Le tecnologie materiali ed elettroniche aggiungono ancora qualcosa alla tavolozza: mattoni, bits, pixel formano le unità di costruzione in architettura”. (D + S 2004) Basta pensare a Blur, il padiglione espositivo temporaneo per l'Expo svizzera del 2002, dove D + S ricercano “un'interazione fisica ed emotiva col visitatore, un'architettura che muta consentendo di esprimere il variare delle situazioni e dei desideri”. (A. Saggio) D + S scelgono una rapida emozione che si dissolve. “Era un'edificio che non rappresentava niente, ma era un niente spettacolare!”. (D + S 2004)



Il mondo dell'informazione oggi è protagonista, si hanno una moltitudine di strumenti digitali, ma averli non basta. Bisogna saperli usare con un atteggiamento critico. Questo libro dimostra che D + S siano dei maestri a riguardo.

Volume della collana The ITRevolution in Architecture
Series edited by Antonino Saggio

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