Francesca De Santis
giovedì 2 giugno 2011
lunedì 30 maggio 2011
giovedì 5 maggio 2011
giovedì 28 aprile 2011
SelfPortrait____
CORPO >>> "inteso come superficie vulnerabile a un eccesso di significati".
La pelle è il principale recettore di informazioni esterne ed efficiente trasmettitore di tali informazioni al sistema di elaborazione di Input (cervello). E' inoltre efficace effettore (colui che esegue) di Output a livello subconscio e per tale ragione costituisce la memoria arcaica del bagaglio emotivo primordiale del corpo umano. (Cesare Del Monaco, laureando in Fisioterapia). >>>> interessante!!!
"Noi affermiamo che il corpo umano è un DATO CULTURALE e un irriducibile luogo di regolamentazione" (D + S 2004)
"La superficie è il luogo della scrittura di eventi che modificano lo stato di stasi iniziale. Come l'architettura è sottoposta a rovina per il perdurare di eventi che la consumano, anche la superficie del corpo visualizza e registra il potere che la costituisce. [...] L'elemento di novità sta nel "sè digitale, una sorta di doppio elettronico composto da dati sensibili relativi agli individui in carne e ossa. Si tratta quindi di identità elettroniche che viaggiano autonome e intangibili su reti dedicate". (D + S_Il teatro della dissolvenza)
Marshall McLuhan >>> i nostri abiti e le nostre case sono l'estensione della nostra pelle. Il digitale ha trasformato la pelle in un abito mediale.
VERSO UN'ARCHITETTURA "SENSORIALE"
>>>>>>>>>>>>>>TODO CAMBIA<<<<<<<<<<<<<<<<<
Cambia lo superficial
cambia también lo profundo
cambia el modo de pensar
cambia todo en este mundo
Cambia el clima con los años
cambia el pastor su rebaño
y así como todo cambia
que yo cambie no es extraño...
Mercedes Sosa
Il Teatro della Dissolvenza__D + S
Antonello Marotta, architetto e autore, racconta brillantemente il percorso, gli studi, le opere degli architetti Diller + Scofidio, analizzando con attenzione il loro lavoro che, come spiega l'arch. A. Saggio nella prefazione, “per più di due decenni hanno praticato un'area intermedia di lavoro che si è mossa tra installazioni d'arte, filosofia, allestimento, performance ed insegnamento.” Nel 1979 formano a New York uno studio interdisciplinare che coinvolge l'architettura, le arti ma soprattutto i nuovi media. Elaborando una nuova concezione di sito pensato “come spazio che investe l'uomo nel sociale”, esprimono nelle loro opere una “coscienza critica, spesso scioccante di una società che stava trasformando i propri rituali comportamentali, sollecitata dai nuovi media e dalle nuove tecnologie”.
Mettono ben presto in discussione i sistemi tradizionali legati alle categorie, agli standard, rivoluzionando l'idea che l'architettura non debba necessariamente significare “comfort e funzionalità”, bensì analizzano le relazioni tra società e tecnologie, mettendo in scena la vita, rappresentandone le sue contraddizioni. Realizzano “opere-sistema, connesse nelle parti con lo scopo di generare emozioni, ricordi” per attivare nell'osservatore nuovi processi sensoriali. Si interessano dunque di vita, di teatro, in un epoca moderna che vive il cambiamento dello spazio, in cui D + S introducono un nuovo attore, non visibile, legato alle tecniche digitali: il computer, che rivoluziona l'unità percettiva del pubblico per “permettere una lettura a più scene e più livelli, destabilizzando l'occhio passivo e coinvolgendo l'occhio della mente”.
Creano fenomeni che legano l'architettura ai media, concependo la superficie come luogo di scambio delle informazioni, dove tempo e realtà si traducono in immediato, mostrando una “dimensione” virtuale, non programmabile, ma in continua trasformazione.
E' un vero e proprio “paesaggio mentale, dove la natura ha ora un ruolo attivo nel mondo contemporaneo”. (A. Saggio) L'elemento naturale che esprime maggiormente la rivoluzione digitale è l'acqua con la sua visione mutevole. “Le tecnologie materiali ed elettroniche aggiungono ancora qualcosa alla tavolozza: mattoni, bits, pixel formano le unità di costruzione in architettura”. (D + S 2004) Basta pensare a Blur, il padiglione espositivo temporaneo per l'Expo svizzera del 2002, dove D + S ricercano “un'interazione fisica ed emotiva col visitatore, un'architettura che muta consentendo di esprimere il variare delle situazioni e dei desideri”. (A. Saggio) D + S scelgono una rapida emozione che si dissolve. “Era un'edificio che non rappresentava niente, ma era un niente spettacolare!”. (D + S 2004)
Il mondo dell'informazione oggi è protagonista, si hanno una moltitudine di strumenti digitali, ma averli non basta. Bisogna saperli usare con un atteggiamento critico. Questo libro dimostra che D + S siano dei maestri a riguardo.
Volume della collana The ITRevolution in Architecture
Series edited by Antonino Saggio
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